Non Performing Loans

Non Performing Loans: le banche continuano sulla strada della cessione

• Approfondimenti/Non Performing Loans (NPL)

 

È una notizia dell’aprile 2018: Intesa Sanpaolo ha concluso un accordo per una operazione di dismissione di NPL (Non Performing Loans, anche detti crediti deteriorati) inclusa la piattaforma di recupero. Il portafoglio ha un valore lordo di 10,8 miliardi ed è stato ceduto per una plusvalenza stimata in 400 milioni.

Una manovra che per Intesa Sanpaolo ha rappresentato un passo importante nella strategia di riduzione dei crediti deteriorati, che sono passati dall’11,9% di fine 2017 al 9,6%: numero molto positivi per il nostro Paese, ma ancora molto alti rispetto a una media europea che si attesta intorno al 4-5%. Questo percorso infatti è stato intrapreso in linea con le richieste degli organi di vigilanza europei, che hanno evidenziato la necessità di rendere più efficiente la gestione dei Non Performing Loans (NPL).

Più recente è la notizia che dopo la maxi cartolarizzazione di Npl per 24,1 miliardi di euro, Monte dei Paschi di Siena (MPS) prepara una nuova cessione del portafoglio di sofferenze per altri 2,6 miliardi e la cessione di 1,5 miliardi di euro di inadempienze probabili (unlikely to pay). È ciò che si apprende leggendo i dati trimestrali a fine marzo. Il closing delle due operazioni è previsto tra il terzo e quarto trimestre 2018.

Si tratta di un portafoglio composto da 1,3 miliardi di euro di crediti unsecured con valore lordo unitario inferiore a 150 mila euro e da altri 1,3 miliardi di crediti leasing. Tra il 2020 e il 2021 inoltre è prevista la cessione di un ulteriore portafoglio da 2 miliardi di euro di Npl.

Sulla stessa strada si sta muovendo anche BancoBpm, che preme l’acceleratore sull’attività di smaltimento dei propri Non Performing Loans e sulla cessione della propria piattaforma di gestione dei crediti deteriorati. Il progetto, denominato Project Ace, partirebbe – secondo le indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore – dallo smaltimento di circa 3,5 miliardi di Npl, una cifra necessaria per raggiungere l’obiettivo indicato alla Bce.

Le ipotesi allo studio tuttavia non escludono che l’entità dell’operazione possa essere maggiore, arrivando fino a 8 o 9,5 miliardi di euro di crediti deteriorati. parallelamente, sarebbe al vaglio anche la possibilità di cedere la maggioranza della piattaforma, in linea con quanto già fatto da Intesa Sanpaolo.

Le offerte preliminari sono attese intorno al 6 luglio. Nel frattempo, Banco Bpm ha da poco portato a termine l’operazione di cartolarizzazione del portafoglio di Npl da 5,1 miliardi di euro, denominato Project Exodus.

 

Perché le banche vendono gli NPL

Avere in pancia (come si dice in gergo) una grande mole di crediti deteriorati costituisce un problema per le banche per una serie di motivi, tra cui la riduzione del valore del credito, gli alti costi di riscossione per loro e l‘incertezza in merito al recupero del credito. In un periodo come quello attuale in cui si rincorre la crescita, occorre che il sistema bancario sia pronto a immettere liquidità nel mercato finanziando investimenti e concedendo prestiti, una funzione che la presenza di massicce quantità di NPL rende più difficile.

La situazione attuale è dovuta alla mole di Non Performing Loans (NPL) o crediti deteriorati che si sono accumulati non solo a livello italiano ma anche a livello europeo (le stime parlando di circa mille miliardi di euro di NPL), anche se per la verità la quota maggiore di NPL fa capo all’Italia, con il 16% circa del totale dei crediti deteriorati (qui le cifre sugli NPL in Italia).

In questo contesto nel marzo 2017 la BCE ha pubblicato le sue linee guida per la gestione degli NPL in cui illustra le strategie che le banche dovrebbero mettere in campo per affrontare al meglio il problema. Secondo queste linee guida, le banche con elevati livelli di NPL dovranno definire strategie ambiziose ma realistiche per la loro riduzione.

Nel documento si legge che “Alla fine del terzo trimestre 2016 i crediti deteriorati degli enti creditizi significativi dell’area dell’euro ammontavano a 921 miliardi di euro. La presenza di NPL elevati inibisce la capacità degli enti creditizi di erogare credito all’economia e assorbe tempo prezioso a livello dirigenziale. Occorre pertanto un’azione ponderata e risoluta per affrontare il problema, ma la BCE riconosce anche che la riduzione di NPL elevati richiederà tempo”.

Gli istituti di credito si stanno quindi muovendo nella direzione indicata dalla Bce allo scopo di ridurre i crediti deteriorati.

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