La situazione economica attuale e un non perfetto sistema di prevenzione del credito hanno portato le banche e le aziende a dover fronteggiare sempre più numerosi casi di Non Performing Loans (NPL).

 

L’acronimo inglese NPL, comune in ambito bancario, sta per Non Performing Loans (crediti non performanti). Come il termine stesso suggerisce, si tratta di crediti che gli istituti bancari ed aziende hanno difficoltà a riscuotere. In italiano, si parla di “crediti deteriorati”. Di fatto, i Non Performing Loans sono perdite che pesano sul bilancio delle società e degli istituti di credito, che pregiudicano quindi la disponibilità di risorse per futuri finanziamenti.

 

I crediti deteriorati sono l’antitesi dei crediti in bonis cioè quelle esposizioni che ad esempio la banca prevede di riscuotere perché il creditore è in grado di restituire il credito secondo le modalità e le tempistiche prestabilite.

 

A metà strada, per così dire, si posizionano i crediti forbone, cioè i crediti (in bonis o deteriorati) oggetto di concessione da parte della banca.

Per concessione si intende una o più modifiche alle condizioni originali del contratto, come ad esempio l’estensione della durata del finanziamento o la riduzione del tasso di interesse. I crediti forbone vengono definiti forbone performing exposure, se riguardano clienti performing in difficoltà finanziaria, oppure non performing exposure with forbearance measures se riguardano clienti con crediti in deterioramento.

 

Arriviamo infine ai crediti deteriorati, il cui ammontare riguarda non solo il rimborso totale ma anche gli interessi maturati.

 

La classificazione dei Non Performing Loans

 

Nella macrocategoria dei Non Performing Loans possono essere fatte delle distinzioni in base al grado di deterioramento.

Una vecchia classificazione (ora abrogata) prevedeva solamente due gruppi: crediti incagliati e sofferenze. Con i primi si faceva riferimento a situazioni di difficoltà temporanea, mentre i secondi erano crediti la cui riscossione appariva bloccata in maniera permanente.

 

A partire da 2015, con il regolamento UE 227/2015 le categorie con cui la Banca d’Italia suddivide i NPL sono state aggiornate:

  • esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate
  • inadempienze probabili
  • sofferenze

 

Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate sono quei crediti il cui termine di saldo è scaduto o ha ecceduto i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e ha oltrepassato il limite prefissato di rilevanza.

 

Le inadempienze probabili, dette anche Unlikely To Pay – UTP, sono invece quelle esposizioni la cui riscossione integrale è considerata improbabile dalla banca, quanto meno senza il ricorso ad procedure legali a tutela delle garanzie. Vi è comunque la possibilità, tramite azioni mirate, di riportare il credito in bonis.

 

In ultimo, le sofferenze, cioè quei casi in cui i debitori si trovano in stato di insolvenza o situazioni equiparabili. Le sofferenze, inoltre, si distinguono in lorde (quelle appena descritte) o nette, che si differenziano dalle prime perché valutate al netto dell’ammontare complessivo delle perdite di valore, dunque calcolate considerando le svalutazioni.

 

Opportunità 

Avere in pancia NPL costituisce un problema per diversi motivi, alti costi di gestione ed un peggioramento del rating. Cedere Non Performing Loans rappresenta quindi importanti opportunità, per una società significa dedurre la perdita, risparmiare sui costi di recupero, recuperare una parte del credito e soprattutto pulire il bilancio.