Non Performing Loan

Non Performing Loans: la situazione degli Npl in Italia

• Notizie/Non Performing Loans (NPL)

 

L’acronimo NPL, che sta per “Non Performing Loans” è diventato assai familiare anche a coloro che non si occupano strettamente di finanza e del mercato bancario, e questo perché sempre più spesso se ne parla in relazione alla salute delle banche o alle operazioni che queste conducono sul mercato, vendendo i propri NPL.

Per chi si chiede cosa siano i Non Performing Loans, in breve: la definizione è la seguente. Si tratta di prestiti non performanti (questa la traduzione letterale), ovvero prestiti ricevuti da imprese o famiglie (per la verità per la maggior parte gli NPL riguardano il settore Corporate) che però ora non sono più in grado di ripagarli.

Ma qual è la situazione attuale in Italia per quanto riguarda questi crediti deteriorati? Sempre più la gestione delle posizioni deteriorate si rivela un banco di prova anche per la tenuta degli assetti delle nostre banche. Contemporaneamente, l’Unione Europea interviene per disciplinare il tema e la sorveglianza delle principali banche passa alla Banca Centrale Europea, mentre per le banche minori la Banca d’Italia ha emanato disposizione sempre più stringenti, in osservanza alle direttive emesse dalla BCE.

Questi interventi hanno tra le altre cose anche formalizzato le posizioni di sofferenza, rendendo ormai valutazioni standard i termini come “Past Due”, “Unlikely To Pay (UTP)” e “Bad Loans”.

La ricerca, pubblicata con il titolo “The Italian NPL Market – Ready for the Breakthrough” riassume la situazione italiana come segue.

“Nel 2017, il settore bancario italiano è stato molto dinamico e caratterizzato dallo sforzo di molte banche di risolvere attivamente il problema dei NPL. Questo problema è rappresentato dagli alti volumi di Non Performing Exposures (NPE) ancora a carico delle banche e dalla difficoltà di trovare le giuste misure per gestire il ciclo di vita degli NPE in linea con le linee guida di chi regolamenta il settore.

Il mercato degli NPL è a un punto di svolta e in corso di riduzione, anche se i volumi sono ancora enormi, 300 miliardi di euro al 30 giugno 2017 contro i 324 miliardi di euro alla fine del 2016, con 250 miliardi di euro di dati pro forma relativi a dicembre 2017. […] I mercati finanziari ancora puniscono severamente le banche quotate italiane. La correlazione inversa fra loro capitalizzazione di mercato (prezzo sul valore contabile) e rapporti di NPE influisce sulla percezione generale e sui pregiudizi contro le banche italiane, ancora trascinate verso il basso dal peso dei loro NPL.

Nuove soluzioni, approcci innovativi e azioni di cambiamento devono essere identificati per accelerare i piani di risanamento di NPL delle banche italiane. Noi crediamo che la risposta potrebbe essere una trasformazione di business innovativa degli NPE all’interno delle banche italiane.”

La ricerca di PWC evidenzia inoltre un altro elemento rilevante su questo tema, ovvero il ruolo dei soggetti specializzati nella gestione degli NPL (la ricerca infatti ne riporta ben 37, con Assets Under Management da 0,3 miliardi fino a 77,5 miliardi), con i quali molte banche stanno siglando accordi di partnership.

Il 2017 è stato un anno record per le transazioni di portafogli NPL, che hanno superato €60 miliardi. Si conferma inoltre il consolidamento nel segmento dei servicer, che tuttavia ancora presenta importanti opportunità di M&A (“Mergers and Acquisitions”, in italiano “fusioni ed acquisizioni”), soprattutto in termini di valorizzazione delle piattaforme bancarie.
La gestione dei portafogli NPL, insomma, potrebbe subire secondo un’autentica trasformazione nel corso di questo 2018, per la maggiore maturità delle banche e le crescenti operazioni straordinarie.

La BCE intanto continua a monitorare il progresso degli istituti nei piani di riduzione e nella capacità di intervenire in tutte le fasi del ciclo di vita dei NPL.

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